Sono una padrona e sono orgogliosa di esserlo. Nella mia vita ho sempre detenuto lo scettro del comando, provengo da una famiglia bene della mia città e per me avere quello che volevo non è mai stato un problema.
Vestiti, gioielli, macchine costose, mio padre levava tutti gli sfizi alla sua adorata e unica figlia, sfizi che io ho continuato a coltivare anche dopo la sua prematura scomparsa.
I possedimenti che ho ereditato, mi hanno permesso di coltivare le mie passioni anche nella vita privata, gli uomini non mi sono mai mancati, soddisfacendo oltre la mia psiche anche il mio voglioso corpo di donna in calore. Felicemente sposata con un mio ex compagno di classe, ho traslato la mia voglia di comando in “camera da letto”, e li mi sono imposta come quella che in realtà sono…la padrona di mio marito.
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Sono una moglie padrona e mi piace il lato B
Ebbene sì, c’è qualcosa di feticista forse che mi spinge a gettare l’occhio sempre al alto B del mio uomo o degli uomini in generale, sarà perché essendo una moglie padrona ormai ho questa deformazione professionale oppure sarà dovuto a qualche istinto atavico ma adoro il culo degli uomini. Mi piace giocarci letteralmente, mi infonde un senso di eccitazione a dir poco entusiasmante. Aver trovato o meglio cercato un marito che mi desse la possibilità di sperimentare per me è il massimo che potessi desiderare. Adesso vi racconto
La nostra vita di coppia.
Mi sono sposata non certo per il “cuore” ma solo per l’occhio sociale, lui invece lo ha fatto per assicurarsi un futuro che altrimenti non poteva riservargli nient’altro che un duro lavoro.
Prima del matrimonio sono stata chiarissima sull’argomento, lui non mi interessava ne nella vita affettiva ne tanto meno in quella sessuale, sarebbe stato ai miei ordini e qualsiasi eventuale insubordinazione sarebbe stata ripagata con il …”taglio dei viveri”.
L‘allora mio giovane marito ha capito, egli ha sacrificato la sua vita privata sull’altare di una soddisfazione economica che in gioventù non poteva neppure lontanamente immaginare, e facendolo si è reso schiavo a me. La nostra vita procedeva cosi, molto tranquillamente. Lui poteva avere accesso ad un conto in banca personalizzato e sempre pieno, io alla sua mente e alla sua fedeltà assoluta. Dopo un po’ ho iniziato ad usarlo come meglio mi aggradava, lo scopavo quando mi piaceva e spesso lo lasciavo dopo aver goduto del suo “bigolo di carne”, senza permettere di raggiungere l’orgasmo. Mi accorsi però che mi tradiva, e allora sono stata costretta a prendere una decisione estrema per punirlo.
Il bivio.
Lo convocai una sera dopo cena, lasciai libero il maggiordomo per potergli parlare con tranquillità, e quando finimmo di mangiare gli ordinai di trasferirsi nel mio studio privato, sul tavolinetto avevo approntato tutto quello che mi serviva, gli oggetti erano però nascosti alla vista da una copertina di raso nero.
Lo feci accomodare dinanzi a me e lo misi alle strette, gli domandai immediatamente se mi avesse tradito, ingannando la fiducia che gli avevo concesso. Sapevo già che avrebbe negato, ed ero pronta per l’evenienza. Avvenne tutto come avevo organizzato, al suo no gli feci vedere le foto, inequivocabili, che l’investigatore che avevo assoldato mi aveva fornito, lui resto di sasso, e allora gli dissi di levare il drappo di raso.
Sul tavolinetto da una parte c’era l’istanza di divorzio preparata dal mio avvocato, essa era stata improntata sul suo tradimento, e qualunque giudice l’avrebbe accettata negandogli qualsiasi cifra, e di fatto mandandolo a vivere in mezzo alla strada.
Dall’altra parte del tavolinetto c’era una “cintura di castità” e uno “strap on”, stava a lui scegliere la strada che avrebbe voluto seguire.
Io fui freddissima e gli dissi: “hai la notte per pensarci, domattina voglio sapere la tua decisione”, mi alzai e lo chiusi dentro lo studio, avrebbe avuto molto su cui riflettere.
Inculato e casto.
La mattina dopo mi alzai di buon umore, comunque sarebbe andata per me sarebbe stato un successo. Ero sicura che non avrebbe abbandonato gli agi della bella vita, e cosi fu infatti. Entrando nello studio, notai mio marito letteralmente sfatto, la camicia sbottonata, la barba lunga, gli occhi consumati e arrossati dal pianto. L’istanza era stracciata in mille pezzi, dal tavolinetto mancava la cintura, lo strap on era invece gettato sulla poltrona.
Aveva accettato di percorrere la strada più semplice, una strada che io avrei fatto di tutto per fare diventare durissima.
Volli la chiave della cintura di castità, l’attrezzo era costruito su misura, e permetteva all’uomo che la indossava di andare in bagno, ma rendeva dolorosissima qualsiasi erezione, ma quello non era un problema mio.
Volli provare subito il culo del mio nuovo schiavo, gli intimai di mettersi a pecora e indossai “l’attrezzo del piacere” per la prima sessione di “pegging”. Non chiusi neppure la porta, non mi interessava se la servitù ci avesse visto, volevo fare sapere a tutti che la bella vita di mio marito era giunta al termine. Lo cavalcai senza nessuna remora, cercai di essere più dura possibile, dovevo fare pagare al mio schiavo il tradimento, tradimento che mi aveva ferito più per la mancanza di fiducia che per quella supposta fedeltà che mi aveva sempre detto di avere.
Il mio cagnolino.
Dopo quella prima inculata molta acqua è passata sotto i ponti, i rapporti con il mio coniuge si sono di fatto stabilizzati, lui è il mio schiavo io la sua unica padrona. Lo inculo anche per più volte al giorno e facendolo non manco di ricordargli il suo stato di …servo sessuale.
Da allora ho acquistato un assortimento abbastanza variegato di strap, a volte vado in sexy shop del circondario insieme a lui, e gli impongo di parlare con i commessi per scegliere quello che più gli aggrada, mi piace guardarlo in faccia mentre con imbarazzo domanda l’attrezzo che lo sodomizzerà.
Ancora non ho detto in giro della cintura di castità, ma presto lo farò, lui mi ha tradita io …l’ho inculato e reso casto.
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