A casa mia io porto i pantaloni, ma a comandare è mia moglie. Personalmente non sono ma stato un uomo aggressivo, e il mio matrimonio ha rispecchiato la mia personalità, avendo sposato quella che nell’immaginario collettivo è una donna caratterialmente molto forte. A casa è lei a prendere le decisioni più importanti, il mio compito è lavorare duro, e cercare di esaudire quelli che sono i suoi desideri.
Non mi occupo niente, nè sotto il profilo della contabilità nè tanto meno delle eventuali decisioni che si prendono all’interno del nucleo familiare.
Quello che inizialmente era solamente una prerogativa che interessava la vita domestica, piano piano si è trasferita anche in camera da letto.
È lei a decidere quando fare l’amore, cosi come è lei a decidere con quale posizione vuole essere soddisfatta. Questo ribaltamento di ruoli inizialmente mi infastidiva un po’, poi pero il mio carattere accondiscendente ha avuto il sopravvento, e di fatto nella mia mente si è radicata la consapevolezza che mia moglie è la vera “padrona di casa”.
L’inizio di tutto.
Questo se da un lato ha portato a una maggiore libertà, dall’altro ha portato il mio corpo ad essere a completa disposizione della mia consorte. Immaginate quale stupore quando di punto in bianco, la mia gentile moglie durante uno dei preliminari in cui mi aveva “ordinato” di posizionarmi tra le cosce per leccarla mi disse, “porco uno di questi giorni proverò con te il pegging”.
Li per li non ci feci caso, ma dopo che lei fu travolta da un “orgasmo orale” iniziai a ripensare a quella parola, di utilizzo inusuale e a me sconosciuta.
Le mie richieste di spiegazioni non sortirono effetto, e per quella notte dovetti prendere sonno con il termine “Pegging” che mi ronzava per la testa. La mattina dopo appena in arrivato in ufficio feci una veloce ricerca, e fu cosi che scoprii che mia moglie voleva… penetrarmi. Inizialmente fui preso da una paura atavica, l’atto in se non mi spaventava anzi forse mi incuriosiva, mi preoccupava però il fatto che quello sarebbe stato il passo che avrebbe decretato la fine della mia mascolinità. Sacrificando il mio “buchino posteriore” avrei sacrificato l’ultima parvenza di virilità, per attraversare la china di una “femminilizzazione” che non sapevo quanto piacere mi avrebbe donato.
Con uno stato d’animo abbastanza controverso finii la mia giornata lavorativa in preda alla curiosità, una volta a casa però la mia lei non sollevò l’argomento.
L’attesa.
Passò qualche settimana in cui la vita procedette tranquillamente, con le solite scopate in cui cercavo di soddisfare la mia signora, lei non parlava più della pratica a cui aveva accennato, e io facevo di tutto per non sollevare l’argomento.
Una mattina improvvisamente squillo il mio cellulare, era il corriere che mi cercava per consegnarmi un pacchetto.
Io non avevo ordinato nulla, e prima di accettare telefonai a mia moglie per sapere se era stata lei a fare qualche acquisto su internet. Lei mi disse che mi aveva comprato un “regalo“, mi pregò con una voce in cui vibrava una nota di eccitazione di ritirare il pacco, e di portarlo a casa quella sera, allo stesso tempo mi intimo di non aprirlo.
Feci come mi disse, anche se più volte in quella giornata ebbi la curiosità di contravvenire a quell’ordine, che se da una parte mi faceva piacere dall’altro mi metteva una sorta di timore.
Finito il lavoro e arrivato a casa, capi che c’era qualcosa che non andava per il verso giusto. La “padrona di casa” era vestita in tiro, con un abitino nero attillato che non avevo mai visto, la tavola era apparecchiata, e in cucina brontolava lo stufato.
Lei dopo avermi baciato in maniera più calorosa del solito, mi prese il pacchetto dalle mani e lo mise come “centrotavola”, poi mi chiese di andare a fare la doccia mentre metteva la cena nel piatto. Fu una serata abbastanza piacevole, alla fine della quale morivo dalla curiosità del perché di quel “trattamento speciale”, curiosità che fu evasa quando lei mi consegno il pacco ordinandomi di aprirlo.
Il regalo
“E’ il tuo regalo, ma in fondo è anche un regalo per me” quando sentii quella frase capii che il momento di “donare il culo” era probabilmente giunto.
Avevo indovinato, nel pacco c’era uno “strap on“, in poche parole un pene indossabile, un pene che in quella serata mi avrebbe privato della “verginità anale”.
Lei aveva gli occhietti che “brillavano”, non ebbi il tempo neppure di guardare l’attrezzo, che per inciso mi sembrava enorme, che già avevo la sua lingua in bocca. Era da molto tempo che non la vedevo cosi eccitata, mi tolse lo “strap” dalle mani, era uno di quei “giochi doppi”, lo lubrificò velocemente e lo indosso.
Non ci furono bisogno di parole, avevo capito che non ci sarebbero stati “preliminari“. Andai in camera e mi spogliai. La vidi entrare bellissima, era ancora vestita ma in mezzo alle cosce spiccava “l’attrezzo del piacere” con il quale presto mi avrebbe posseduto.
Scopato e… soddisfatto.
Devo riconoscere che fu brava, come al suo solito non fu delicatissima, questa sua “rudezza” mi eccitò maggiormente, e non potei fare a meno di pensare che era da tanto che un erezione come quella che stavo provando non appariva tra le mie gambe. Mi “cavalco a pecora”, in quella posizione cosi eccitante da vedere nei film.
Mi scopò brutalmente ma cercando di non farmi sentire quel dolore di cui mi preoccupavo. L’esperienza fu eccitantissima, la sentivo dietro di me ansimare come fosse un mantice, i suoi gemiti aumentavano perché oltre a scoparmi stava di fatto scopandosi da sola. Io vivevo delle emozioni discordanti, sentivo l’orgasmo crescere dentro di me visto che il movimento “stimolava internamente” anche il mio pene, orgasmo che improvvisamente non riuscii più a trattenere. Esplosi improvvisamente espellendo quella crema calda che era l’essenza del piacere, un piacere che colpì anche la mia donna che venne lanciando urla altissime.
Fu la prima volta in cui fui scopato dalla “padrona di casa”, una prima volta che spero presto di ripetere.
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