Adesso è tranquillo di là che pulisce, anche se gli ho detto di aprire le finestre perché sentivo un odore strano. Mi sono messa le cuffiette per ascoltare un po’ di musica, perché c’era sempre un sottofondo di mugolii che evidentemente un po’ erano anche colpa mia, ma andiamo per gradi.
Luigi lavora per un fornitore della mia ditta. È il classico tipo di 35 anni un po’ troppo pompato in palestra ma con occhi che la dicono lunga sulle sue intenzioni. Uno di quelli che quando entrano con il carrello ammiccano a tutte le segretarie e, anche se fuori fa freddo, passano sempre il portone con la tuta legata in vita e la maglietta per far vedere i bicipiti.
Quando sono in ufficio non mi lascio certo impressionare dal fattorino delle consegne, perché ho altri standard e punto a qualcosa di più interessante, però visto che tra tutte le altre ero quella che ci badava di meno, naturalmente, Luigi non perdeva mai l’occasione di mettersi in mostra.
Inutile dire che è un personaggio patetico, uno di quelli che potrebbe andare in qualche show televisivo per cercare di rimorchiare le tardone e non è il più coinvolgente in assoluto. I pochi scampoli di dialogo che sono riuscita a cogliere sembravano usciti da qualche fumetto.
Alla fine però anche io ho dovuto piegarmi, perché una volta è arrivato a fare le consegne con la maglietta con un pacchetto di sigarette nella manica, i pantaloncini corti e gli stivaletti antinfortunistici, puntando al massimo sulla figura dell’uomo lavoratore.
Ero in pausa caffè e lui ne ha approfittato per attaccare bottone. Io per cortesia l’ho lasciato parlare, ma mi sono resa conto che stava entrando in confidenza e mi sono sentita di rispondergli che un aperitivo si poteva fare, giusto per conoscerci meglio.
Sono troppo educata per disdire un appuntamento e mi sono presentata dove aveva detto lui. Ci siamo bevuti una cosa e ha cominciato ad ammiccare in maniera rozza ed esplicita, facendo discorsi pessimi su virilità, tresche e altre chiacchiere da bar.
Era chiaro che stava giocando le carte perché il suo pubblico solito non aveva la finezza di resistere a discorsi elementari e bicipiti. In breve ho fatto quello che ogni ragazza con i miei interessi si trova alla fine a pensare. Gli ho detto se voleva salire da me per continuare la serata.
Non si aspettava di vincere così facile e ha cominciato a farfugliare qualcosa, ma il suo ego è talmente grande che alla fine mi ha fatto un sorriso che voleva essere ammiccante e mi ha detto che sarebbe venuto. La mosca era cascata nella tela del ragno.
Siamo arrivati a casa mia. Lui sembrava uno scolaretto felice, ma quando la porta dell’appartamento si è aperta da sola ha cambiato faccia. Davanti c’era mio marito, con la sua barba, il ventre prominente e la faccia da evaso che era riuscito in maniera magistrale a mettere su dopo tanti anni di giochi di ruolo.
Ho dato una spintarella a Luigi e uno sculaccione su un paio di chiappette davvero sode, lo devo ammettere. L’ho fatto entrare in casa sotto lo sguardo impassibile del mio uomo: “Bene, non ti darà di sicuro fastidio se mio marito se ne sta seduto lì dalla parte e guarda mentre ci diamo da fare, vero? Come ti chiami… Luigi?”
Per qualche secondo il ragazzotto è rimasto interdetto, ma poi si è calato nella parte e con una faccia sicura, che per me era ridicola, ha detto che andava bene, ma che non non l’avrebbe preso nel culo da mio marito.
Parole magiche, perché io ho colto la palla al balzo e gli ho detto: “Da lui no, ma a me piace lo strapon, vorresti provare?”, mentre con disinvoltura me ne andavo verso la camera. Vi lascio immaginare la faccia di Luigi da solo con quell’energumeno.
Dopo qualche minuto sono rientrata con indosso stivaletti con le bordature rosse, uno stile classico anni ’60, la cintura dello strapon e basta. In mano avevo una valigetta pesante, che ho aperto sul tavolino per illustrare il contenuto al caro Luigi, che non sapeva come reagire.
Gli ho chiesto di scegliere quale testina avrei dovuto usare per sfondare il suo culetto ed è lì che sono stata fregata, perché lui mi ha sorriso e con un dito ha puntato il dildo large. Di 5 misure la numero 4, quella impegnativa che avevo usato con qualche amichetta, ma per scoparle la figa.
Luigi si è calato di colpo i pantaloni fino sotto le caviglie e ha scalzato di malo modo le sue scarpe per togliersele. Stranamente non indossava un paio di boxer sexy ma delle comuni mutande bianche, piuttosto bruttine. Sinceramente avrei preferito che indossasse i sospensori, ma non si può aver tutto.
Mio marito ha fatto uno sguardo l’apprezzamento e lo ha invitato ad andare direttamente in camera, dove sarebbe stato più comodo.
Quella puttanella di Luigi in camera c’è andato a gattoni, guardandomi con la faccia di chi sa di aver vinto il gioco e di aver diritto al premio. Si è arrampicato sul letto come una panterina. Una vera troia che si è allargata le chiappe per farmi vedere il buco del culo perfettamente depilato. Devo dire che mi ha fatto impressione perché non sono abituata a certi lussi.
Luigi è uno che ha delle carte da giocare e che sa essere molto versatile. Mi è venuto anche il vago sospetto che non sia molto difficile trovarlo in un parcheggio per camionisti mentre succhia cazzi di sconosciuti, anche perché dopo che gli ho infilato il dildo strapon in bocca, se l’è fatto scivolare tutto in gola come se fosse un uccello vero.
Una cosa è certa: una delle sue più grandi passioni è quella di andare ad incontrare mistress con lo strapon per farsi sodomizzare come se non ci fosse un domani.
Ha cominciato a farmi un pompino veramente da maestro, leccando le palle di plastica e tossendo quando il dildo scivolava in profondità, mugolando sempre di più mentre si toccava il sedere insalivandolo.
Avrei quasi voluto smettere per ripicca, ma l’occasione era ghiotta. Infatti quando ho appoggiato la punta dello strapon su quel culetto, mi sono resa conto che era molto più cedevole di quanto ci si potesse aspettare.
Lo sfintere si è aperto come un paio di labbra desiderose di succhiare e bere sborra e ha inghiottito lo strapon fino in fondo, con un sussulto che gli ha fatto drizzare di colpo il cazzo che fino a quel momento era rimasto moscio a pendere con le palle sgonfie, come biglie dentro un sacchetto vuoto.
Visto che era molto ricettivo mi sono accesa di colpo e ho cominciato a spingere con un’intensità e una violenza che non pensavo sarebbe stato possibile, sentendo la cinghia dello strapon fregarmi sul clitoride e fra le labbra, fino a farle arrossare.
Non mi sarei mai aspettata di avere un rapporto così intenso con uno che fino a neanche un’ora prima avrei voluto prendere a calci, con mio marito che guardava mentre gli sfondavo il sedere e lui ci godeva a sentirlo quasi scoppiare.
Quando ebbi finito, curiosa, gli ho chiesto se fosse la prima volta, e lui, con la faccia di una cameriera impertinente mi ha risposto “Certo che no, ma con quella faccia da stronza ero sicuro della sorpresina in agguato, cara la mia segretaria!”. Adesso sta spazzando in sala nudo con le pattine.
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